20 giugno 2016
Fonderie Limone, Moncaleri -TO-

 

di DANIEL VERONESE
adattamento e regia Roberto Rustioni
con Valeria Angelozzi, Maria Pilar Perez Aspa, Michela Atzeni, Paolo Faroni, Fabrizio Lombardo, Valentino Mannias
scena Sabrina Cuccu
produzione Sardegna Teatro, Fattore K, Festival delle Colline Torinesi
anno di produzione 2016

 

Mujeres sonaron caballos è uno dei testi più riusciti e rappresentativi dell’opera di Daniel Veronese. La qualità e l’andamento della scrittura sono ambigui; l’architettura dell’opera contiene uno sfasamento temporale: le scene o quadri sono cinque, ma non sono in ordine cronologico.

Lucera, il personaggio più giovane, con i suoi monologhi che provano a ricomporre dolorosamente la sua memoria, aiuterà anche a ricostruire l’intera vicenda: Lucera è chiaramente una figlia di desaparecidos, una dei tanti figli di dissidenti tolti di mezzo durante la feroce dittatura militare che ha coinvolto l’Argentina tra il ’76 e l”83, strappati alle famiglie originarie ed affidati ad  altre famiglie vicine al regime.

Ma questa verità terribile è nascosta dietro ad una situazione ordinario-familiare apparentemente normale: tre fratelli si ritrovano con le loro rispettive mogli per un pranzo improvvisato, che li riunisce tutti nell’appartamento di una delle coppie. Un appartamento un po’ strano e misterioso. Bugie, tradimenti, sospetti reciproci, competizioni continue e ridicole, si alternano in un’atmosfera contemporaneamente torbida e tragicomica, fino ad arrivare ad un finale inaspettato e catartico. La Storia però con Veronese (così’ come avviene per Cechov – grande classico molto amato dall’autore argentino), rimane all’orizzonte, sullo sfondo, indeterminata; il Politico o il Sociale a Veronese interessano fino ad un certo punto. L’attenzione è sulle relazioni umane, sulla violenza insita nelle relazioni stesse, sul desiderio che ci muove come burattini tirati da invisibili fili, sulle dinamiche banali e quotidiane che possono rivelare inaspettatamente un fondo di orrore. Sull’uomo e sulla donna, sul maschile e sul femminile, su ciò che conta, come in Cechov, appunto.