
Da Jakob Von Gunten di Robert Walser
Traduzione di Emilio Castellani (Adelphi)
Regia e drammaturgia Fabio Condemi
Drammaturgia dell’immagine, scene e costumi Fabio Cherstich
Disegno luci Fabio Cherstich
Con Gabriele Portoghese; Xhulio Petushi; Lavinia Carpentieri
Produzione Fattore K. in coproduzione con Accademia Silvio D’Amico e in collaborazione con AMAT – Associazione Marchigiana Attività Teatrali
Robert Walser, l’estasi dell’obbedienza.
«Kafka è un caso particolare del tipo Walser»
(Robert Musil)
Il giorno di Natale del 1956 fu chiamata la polizia della città di Herisau, nella Svizzera orientale: alcuni bambini erano inciampati nel cadavere di un uomo morto assiderato in un campo di neve. La polizia, giunta sulla scena, scattò delle fotografie e poi rimosse il corpo». Si tratta dello scrittore Robert Walser, ospite da molti anni del manicomio di Herisau, dopo una carriera letteraria che nel tempo e dopo la morte gli avrebbe dato una fama cospicua, trasformandolo in un autore di culto.
Prima di ritirarsi volontariamente nel manicomio di Herisau Walser svolse tanti mestieri durante la sua esistenza travagliata e sempre in viaggio.
Nel 1905 seguì suo fratello a Berlino e lì si iscrisse in un istituto per diventare maggiordomi e in seguito lavorò in una casa di nobili berlinesi (indossava la livrea e rispondeva al nome di Monsieur Robert). Da questa esperienza trasse ispirazione per Jakob Von Gunten.
L’azione di questo romanzo-diario scritto nel 1909 si svolge all’interno di un istituto dove alcuni ragazzi imparano a servire: l’Istituto Benjamenta, luogo simbolico di tortura e felicità, ambiguo e fantastico: qui gli allievi, e tra questi Jakob Von Gunten, imparano l’educazione alla rovescia, l’obbedienza cieca fino alla dissociazione della personalità, al piacere di annullarsi.
JAKOB VON GUNTEN
Il sonno del calligrafo è il titolo di un saggio di Roberto Calasso su Jakob Von Gunten, che è stato il nostro modo di avvicinarci alla scrittura di Walser e ad una sua possibile ‘trasposizione’ sulla scena. Per questo ci è sembrato il titolo più adatto per questo lavoro.
La drammaturgia è stata sviluppata attraverso accostamenti non narrativi di episodi, parole e immagini provenienti dal romanzo Jakob Von Gunten e dalle testimonianze sulla biografia di Robert Walser.
Abbiamo diviso il lavoro in quattro capitoli, denunciati in scena attraverso dei titoli scritti su grandi rotoli di carta che vengono di volta in volta srotolati dal protagonista.
1- IL SOGNO A CUI SI DA IL NOME DI VITA UMANA
All’interno dell’Istituto Benjamenta il giovane Jakob Von Gunten e il suo compagno Kraus si esercitano sotto la guida amorevole e severa della signorina Lisa Begnamenta, a diventare servi perfetti ed essere dei ‘magnifici zero’. Sopra di loro si staglia un grande ritratto capovolto di Robert Walser durante il periodo di internamento nel manicomio di Herisau.
2- I SETTE DORMIENTI
Jakob si interroga sul vero significato dell’Istituto Benjamenta e, guardando un acquario pieno di pesci rossi, passa in rassegna i suoi insegnanti che descrive come inesistenti o perennemente avvolti dal sonno. Forse però è lo stesso Jakob a sognare questi fantomatici maestri.
3- L’OBBEDIENZA È UN GIARDINO IN FIORE
In una camerata per la notte Jakob ha un incubo nel quale Lisa Benjamenta gli si presenta davanti nuda. La giovane confida a Jakob di stare per morire perché nella sua vita non ha trovato amore.
4- LUI NON COME LUI
L’Istituto Benjamenta è ormai chiuso e Jakob è rimasto solo. Prima di andarsene si abbandona ad un’ultima fantasticheria nella quale si vede soldato sotto Napoleone. Finalmente diventerebbe ‘solo una piccola rotellina nella macchina di una grande impresa, non più un uomo ma un grumo compatto impenetrabile, quasi interamente svuotato di contenuto.’’
In questo svuotamento finale si sente anche la prefigurazione della morte nella neve dello stesso Robert Walser.
Riconoscimenti:
Il Sonno del calligrafo è stato presentato in forma di studio alla Biennale teatro di Venezia 2017.In quell’occasione la commissione presieduta dal direttore della biennale Antonio Latella ha conferito al lavoro la seguente menzione speciale:
”Menzione speciale a Fabio Condemi per il rigore e l’inattesa ironia con cui ha affrontato un autore complesso come Robert Walser, dimostrando di possedere una solida conoscenza della grammatica scenica e una già matura capacità di analisi. Questa menzione speciale vuole inoltre premiare il coraggio di non sottrarsi alle sfide poste dalla grande letteratura, e, di conseguenza, di non precludersi in partenza la possibilità di far ‘volare alto’ il proprio teatro”
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